Maestosa sacralità. L’Armani Silos in zona Tortona a Milano è un edificio imponente, sobrio ma monumentale. Sono passati quasi cinque anni da quando Giorgio Armani ha deciso di aprire questo museo/archivio in un ex granaio degli anni Cinquanta. “Ho scelto di chiamarlo Silos perché lì venivano conservate le granaglie, materiale per vivere. E così, come il cibo, anche il vestire serve per vivere”, ha spiegato Giorgio Armani.
l’incontro tra moda e architettura
Il progetto architettonico nasce dalla collaborazione con l’architetto giapponese Tadao Ando, famoso in tutto il mondo per il suo forte utilizzo di cemento armato a vista e vetro. Armani Silos è diviso in 4 piani: Al piano terra, la sezione Stars e la sezione dedicata al Daywear, al primo piano la sezione Esotismi, al secondo quella dedicata ai Cromatismi infine al terzo piano la sezione Luce e Archivio Digitale.
La mostra permanente raccoglie dunque gli archivi della maison, senza però seguire un ordine cronologico. Armani infatti ha preferito un sistema di archiviazione “a tema”, un concetto molto criticato ma molto interessante. Questo infatti dimostra come una stessa tematica possa essere sempre attuale anche nel passare degli anni.
La nostra ultima visita all’Armani Silos è stata il 26 maggio del 2019, in occasione di un trendscouting. Al piano terra era esposta l’esibizione “The challenge” di Tadao Ando, una mostra di oltre cinquanta progetti, illustrati da schizzi, modelli originali, video installazioni, disegni tecnici, taccuini di viaggio e fotografie scattate da Tadao Ando stesso.
La cosa che però colpisce sempre i gruppi che portiamo, è la magia che traspare da quell’ambiente. Una sorta di viaggio nel tempo, ma su un altro pianeta, in un’altra dimensione. L’esposizione dei gioielli su lastre di vetro azzurro retroilluminato sono l’esempio di quanto sia di vitale importanza lo studio dei minimi particolari: la luce, le forme, le gradazioni cromatiche. Un grande esempio di creatività e culto del prodotto.