Tuta, mai più senza!


Nel 1918 a Firenze, il futurista Thayaht (Ernesto Michahelles) propose la tuta, un abito ad un solo pezzo da infilare comodamente, derivato da un prototipo del pittore Carlo Carrà. La tuta di Thayaht si inseriva nelle proposte cubo-futuriste in fatto di costume, che furono segnale di una rivoluzionaria irruzione del “nuovo” e del “funzionale” nella vita quotidiana.

Un capo economico, antiborghese, una perfetta fusione tra innovazione e semplicità. Nel 1920 uscì un inserto della nuova tuta su “La Nazione”, lo storico quotidiano fiorentino. Nell’inserto era presente il cartamodello e le istruzioni per realizzarlo. Venne presentato come una sopraveste intera con pantaloni e maniche, di robusto cotone o di fibre speciali. Da lì al dopoguerra fu utilizzata solo in ambito lavorativo o sportivo, ma piano piano gli stilisti più famosi al mondo la elevarono nel mondo dell’alta moda.

Ode alla versatilità e comodità della tuta, che si presenta in nuove versioni molto interessanti: chic, sportiva, casual, elegante. Il denominatore comune è senza dubbio la praticità estrema che la rende uno dei capi più amati di sempre.


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